«Vogliamo valorizzare il nostro territorio, figlio delle Dolomiti, riportando al centro la qualità. La nostra azienda vuole essere un polo culturale: enoico, agricolo, artistico ed architettonico. È grazie a un approccio organico che vogliamo donare piacere, ai nostri consumatori e soprattutto ai nostri ospiti. La nostra mission? Portare le dolomiti nel calice di tutte le persone del mondo». È questa la filosofia della cantina trentina De Vigili, che abbiamo visitato lo scorso 8 marzo, una mostra a cielo aperto, tutta focalizzata sul terroir e sul Teroldego Rotaliano.
L’azienda affonda le sue radici in profondità nel corso della storia di questa zona: i documenti che attestano la produzione di vino dei De Vigili, infatti, risalgono all’Ottocento, quando Ottavio De Vigili marchiava le botti in cui maturava il vino destinato all’impero austro-ungarico. Con l’avvento delle Grandi Guerre l’attività di vinificazione si interrompe bruscamente e nel 1939 gran parte della proprietà viene ceduta. Molti anni dopo i De Vigili hanno riacquistato quei terreni, riprendendo in mano la coltivazione delle vigne e la relativa produzione, ma è l’arrivo in cantina di Francesco che l’azienda conosce un nuovo corso, a partire dal 2015.
I vigneti di famiglia si trovano proprio al centro della zona più vocata per la produzione di Teroldego Rotaliano , il cru Pasquari, che abbiamo avuto il piacere di visitare assieme alla moderna cantina, strutturata sia con vasche di cemento sia con botti, e alla nuova sala degustazione. Qui abbiamo avuto il piacere di assaggiare lo Chardonnay, proveniente da uve di vigneti posizionati sulla collina di Sorni, e un sorprendente Teroldego Rosato, che viene realizzato con le uve del vigneto Pasquari vinificate in bianco e un successivo affinamento di qualche mese in vasche d'acciaio. Il colore rosato tenue dai riflessi ramati ricorda la buccia di cipolla, al naso profuma di piccoli frutti a bacca rossa e fiori freschi di campo, mentre al sorso risulta sapido, minerale, fruttato e di bella armonia gustativa. Particolare l’etichetta, prodotta con la tecnica dell'embossing, a cui poi sopra viene aggiunto il colore.
La degustazione è proseguita con il Teroldego Tonalite, vino rosso fruttato e succoso, affinato 12 mesi in cemento: al naso emergono sentori di frutta a polpa rossa e note floreali di viola, mentre al sorso risulta morbido, avvolgente, gustoso e pieno. Infine, è stata la volta del Trentodoc Art Brut, realizzato con uve Chardonnay purezza: note di frutta a polpa bianca, frutta secca, crosta di pane e piacevoli sensazioni minerali inebriano il naso e prealludono a un sorso è agile ed elegante, con una freschezza tagliente e un perlage molto fine. Prossimamente uscirà una linea Trentodoc Riserva.
Ne è emerso un incontro chiaro, ricco di conoscenza e preparazione in compagnia dell’enotecnico Luca Moser. Un pieno di passione e rispetto del territorio che fa parte al cento per cento anche della filosofia di Proposta Vini
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