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    Alla scoperta...delle Marche

    lunedì, 22 aprile 2024 Gian Maria Maitan, lunedì, 22 aprile 2024 (0 minuti di lettura)

    Sono una ventina i tipi di vini che si producono nelle Marche, tra denominazioni Doc e Docg: i rossi, dai toni intensi e fragranti, da abbinare a carni alla brace al profumo di alloro, e i bianchi, dagli aromi freschi e fruttati, esaltati dai piatti di mare, primi, zuppe, o pesce al cartoccio, costituiscono un’ampia scelta per celebrare ogni piatto con un assoluto equilibrio di sapori. La star è il Verdicchio (nella doppia accezione di Jesi e Matelica), il bianco fermo più premiato dalle guide italiane nell’ultimo quadriennio e uno dei vini bianchi più longevi di sempre, ambasciatore d’eccellenza della produzione regionale, affiancato dalle Doc Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona; e dalle Docg Conero e Vernaccia di Serrapetrona.

    Terra di confine e di grandi vini

    Cerniera tra nord e sud, le Marche sono terra di grandi vini e di una vastissima varietà di vitigni con cui poter giocare e sbizzarrirsi nel bicchiere. La presenza di ben 5 vini Docg (denominazione di origine controllata e garantita) e 19 vini Doc (denominazione di origine controllata) è la controprova più eclatante della varietà che offre questa regione, grazie anche a un clima particolarmente favorevole alla vite, con le brezze che dal mare salgono verso l'interno percorrendo le assolate colline marchigiane che si succedono dal Metauro al Tronto. La viticoltura qui è stata portata dai Greci siracusani che, oltre a fondare Ancona, crearono fiorenti scambi di merci via mare, ma fu con i Romani che la produzione di vino prese piede e che il famoso “vino Piceno” iniziò a essere conosciuto in tutto l’impero: da allora a oggi l’antica sapienza contadina, frutto delle osservazioni e dell’esperienza sul campo acquisita e sedimentata dall’avvicendarsi di tante generazioni, è stata trasferita in una moderna conduzione del vigneto.

    Gli ettari vitati delle Marche sono circa 20mila, di cui un terzo destinato alla produzione di vini Doc e Docg: attualmente sono censite oltre 200 varietà di vitigni, ma la parte del leone la fanno il Sangiovese, il Montepulciano, il Verdicchio e il Trebbiano Toscano. Nella zona di Jesi, si trova la Docg Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e la Doc di ricaduta Verdicchio dei Castelli di Jesi. La provincia di Macerata è la terra della Docg Vernaccia di Serrapetrona e della Doc Serrapetrona, da vernaccia nera. Nella provincia di Ancona, si sviluppa la Docg Conero, da uve montepulciano, mentre nell’area del Piceno, si distende la Doc Rosso Piceno. La Valle Camerina include la zona di Matelica con la Docg Verdicchio di Matelica Riserva e la Doc di ricaduta Verdicchio di Matelica. Infine, la zona di Pesaro vanta la Doc Colli Pesaresi, da uve sangiovese per la versione in rosso. Infine, nella provincia di Ascoli Piceno, si estendono la Docg Offida e la Doc Falerio.

    Verdicchio and friends

    Gagliardi, Matelica (Macerata)

    Gagliardi, Matelica (Macerata)

    Il Verdicchio – di Jesi e Matelica – è conosciuto tra i grandi vini bianchi italiani per la sua inconfondibile e ricca personalità e soprattutto per la sua sorprendente versatilità: dalle percezioni olfattive delicatamente fruttate, tipiche del Verdicchio giovane, si passa alle note vegetali e minerali in continua evoluzione, anche oltre i dieci anni dalla vendemmia, dei Verdicchio Riserva, frutto di una maturazione che generalmente avviene con una sosta del vino in vasca e/o in serbatoi di acciaio e talvolta in grandi botti di legno.

    Un vino che, come dicevamo, ha due declinazioni, abbastanza diverse tra loro: per distinguere il Verdicchio di Matelica da quello dei Castelli di Jesi si parte in primis dalla superficie vitata – quella del primo è dieci volte inferiore a quella del secondo); quindi dal clima poiché il comprensorio di Matelica è l’unico in tutte le Marche che corre parallelo alla costa Adriatica e di conseguenza il clima è di tipo continentale; in ultimo, ma non per ultimo, l’enclave di Matelica ha prodotto nel corso del tempo una particolare selezione del vitigno Verdicchio, che lo rende unico. La versione Riserva, poi, regala un vino bianco vestito di rosso, ossia un vino dalla struttura importante, che esprime una personalità più complessa frutto di una selezione delle uve proveniente da microzone differenziate e particolarmente vocate, in cui, generalmente, la vendemmia si protrae oltre la seconda metà di ottobre. È solo con il tempo e con la cura e l’attenzione per la sua maturazione che il Verdicchio di Matelica Riserva evolve prima in vasca e poi in bottiglia per esprimere una complessità capace di regalare sensazioni gusto-olfattive variegate che gli conferiscono grandissima longevità, che nelle grandi annate può superare i vent’anni di evoluzione.

    Sul fronte dei rossi, il Rosso Conero (Montepulciano min 85%, Sangiovese max 15%) è la denominazione che esprime la territorialità di Ancona, capoluogo delle Marche. L’area di produzione è limitata, circoscritta al comprensorio del Monte Conero, unico promontorio della costa italiana Adriatica compresa tra Trieste e il Gargano. Condizioni ambientali uniche, che donano al vino un colore rubino, brillante, profondo, intenso, impenetrabile. Nella versione Riserva esprime tutto il suo potenziale con un periodo minimo di 12 mesi di affinamento in legno e 6 mesi in bottiglia: il risultato è un vino di grande caratura, capace di grandi invecchiamenti. Tra le denominazioni minori ma di grande pregio c’è la "Offida", riconosciuta come Doc nel 2001 e dal 2011 Docg, che prende il nome da un antico comune situato nella provincia di Ascoli Piceno, già famoso per il carnevale storico. I vini di punta qui sono prodotti con due vitigni autoctoni a bacca bianca, Passerina e Pecorino. L’Offida Passerina è un vino dal colore giallo paglierino, con riflessi dorati, dai profumi tipici di frutta tropicale, di fiori bianchi e ginestra. Va consumato abbastanza giovane, di solito non oltre il secondo anno di vita, ed esiste anche nella versione spumante e passito. I contadini di una volta erano soliti chiamare questo vino “cacciadebiti” o “pagadebiti”, perché ha una resa piuttosto alta. Infine, da provare assolutamente è la Vernaccia di Serrapetrona, che è stata la prima Docg delle Marche, prodotta nella versione spumante secco e dolce. Una tipologia enoica che ha un primato mondiale: è l’unico al mondo, infatti, che si ottiene mediante tre fermentazioni.

    Il vino come sviluppo del brand Marche

    L’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), il maxiconsorzio presieduto da Antonio Centocanti e diretto da Alberto Mazzoni che, da più di 15 anni, scommette sulla qualità del prodotto quale elemento distintivo del brand Marche, conta ben 472 aziende associate, 15 denominazioni, oltre 20 milioni di euro di investimenti in promozione dal 2010 a oggi, e un valore delle vendite all’estero che rappresenta l’82% dell’intero export. Nato nel 1999 dalla volontà di 19 soci con 7 denominazioni tutelate, oggi Imt promuove 15 su 19 denominazioni marchigiane e rappresenta il 45% della superficie vitata regionale (oltre 8mila ettari tra le province di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, Fermo). Il gioco di squadra tra i produttori e con il territorio, la capacità di investire i fondi Ue e regionali, ma anche l’identità territoriale e la valorizzazione della varietà come tratto distintivo delle Marche sono la ricetta di Imt per promuovere il vino marchigiano in Italia e nel mondo.

    Altra realtà di tutela e valorizzazione del vino marchigiano è il Consorzio vini piceni (Cvp), fondato nel 2002 e attualmente composto da 50 soci: l’anima del Consorzio Vini Piceni risiede nella missione che si propone di compiere, tanto in Italia quanto all’estero, ossia tutelare, promuovere e valorizzare le Doc e Docg del territorio, controllando che vengano prodotte nel rispetto del disciplinare. Ma il Consorzio Vini Piceni mira prima di tutto a informare e coinvolgere il consumatore: la produzione di qualità, infatti, assume il suo pieno valore solo in presenza di un consumatore consapevole. La passione che i soci trasferiscono nel loro lavoro è tutta volta a far apprezzare l’autenticità che i vini piceni racchiudono nelle loro sfumature.

    Qualche anno fa, l’Istituto marchigiano di tutela vini e il Consorzio vini piceni – i due consorzi vinicoli delle Marche che, assieme, rappresentano oltre l’85% del vigneto Marche – si sono uniti in occasione del cinquantenario delle due Doc più rappresentative del territorio (il Rosso Piceno e il Verdicchio dei Castelli di Jesi) e hanno deciso di fare brand comune a partire dalle grandi fiere di settore, sino alle azioni di incoming. Una strategia inedita tra i campanili del vino in Italia che si riflette anche nell’adesione comune a Food Brand Marche, il marchio dell’associazione multifiliera regionale che coinvolge circa il 55% dell’agroalimentare marchigiano.

    Vini principali

    Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc

    Vignamato, San Paolo di Jesi (Ancona)

    Vignamato, San Paolo di Jesi (Ancona)

    Prodotto nelle province di Macerata e Ancona, in 22 Comuni storicamente detti “castelli” perché gravitanti nella politica e nell’economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II di Svevia. È prodotto almeno con l’85% di uva Verdicchio. Giallo paglierino, ha un profumo di fiori di biancospino e di campo, fruttato, con sentori di mela e pesca e qualche rimando di agrumi. Al palato è caratterizzato da un tipico finale di mandorla amara e da note minerali e sapide interessanti.

    Verdicchio di Matelica Doc

    Bisci, Matelica (Macerata)

    Bisci, Matelica (Macerata)

    Viene prodotto in sei comuni della provincia di Macerata e due nella provincia di Ancona, in una zona lontana dal mare. Un vino con molta struttura e buoni profumi dovuti al clima continentale. Il colore è giallo paglierino con inconfondibili riflessi verdolini, in bocca è secco, persistente, con sentori di frutta matura, morbido, rotondo e con un finale ammandorlato tipico del Verdicchio in generale.

    Conero Docg

    Silvano Strologo, Camerano (An)

    Silvano Strologo, Camerano (An)

    È l’”evoluzione” del Rosso Conero Doc Riserva, che dal 2004 ha cambiato denominazione e disciplinare per innalzare ancora di più la qualità di un vino prodotto nei Comuni di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e parte del territorio dei Comuni di Castelfidardo e Osimo, in provincia di Ancona. Rosso rubino intenso, al naso è fruttato con note speziate, mentre al palato è secco, sapido, tannico e corposo. Prima di essere immesso sul mercato deve invecchiare almeno due anni in legno.

    Rosso Piceno Doc

    Poderi San Lazzaro, Offida (Ascoli Piceno)

    Poderi San Lazzaro, Offida (Ascoli Piceno)

    La zona di produzione è racchiusa a nord dal fiume Metauro e a sud dal fiume Tronto. Racchiude quattro tipologie di vino rosso: Rosso Piceno, Rosso Piceno Novello, Rosso Piceno Sangiovese e Rosso Piceno Superiore. In generale, si tratta di vini dal colore rosso rubino inteso, profumi di frutti rossi, mentre in bocca sono armonici, equilibrati e persistenti.

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