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    Alla scoperta...del Chianti Classico

    lunedì, 27 novembre 2023 Francesca Negri, lunedì, 27 novembre 2023 (0 minuti di lettura)

    Il Chianti è probabilmente il vino più pop d’Italia, forse il più famoso del mondo e sicuramente uno di quelli con la storia più antica. Le tradizioni vinicole in questa zona sono testimoniate da ritrovamenti etruschi e romani, anche se i primi documenti in cui con il nome Chianti si identifica una zona di produzione di vino (e anche il vino prodotto) risalgono al Trecento. Questi si riferiscono alla Lega del Chianti, costituita a Firenze proprio per regolare i rapporti amministrativi con i “terzieri di Radda, Gaiole e Castellina” (attualmente compresi nella zona di produzione del Chianti Classico), produttori di un vino rosso a base di Sangiovese. L'insegna della Lega del Chianti era un gallo nero in campo dorato, e questo simbolo è divenuto l'emblema del marchio e del consorzio che tutelano l’omonimo vino. Un vino che tutti conoscono, ma su cui da tempo esiste una confusione idiomatico-geografica tra Chianti Classico e Chianti, due Docg molto differenti tra loro.

    Chianti e Chianti Classico

    Chianti è il nome di un territorio delimitato nel 1716 dal Granduca di Toscana  Cosimo III, che comprende 9 comuni fra le province di Firenze e Siena ed è anche il nome di un vino prodotto in quasi tutta la Toscana, ma non nella zona geografica chiamata “Chianti”. Chianti Classico è invece il nome del vino prodotto nella zona geografica chiamata “Chianti” e solo a questo vino 
è associato lo storico marchio del Gallo Nero. Il il suffisso “Classico” è stato introdotto nel 1932 proprio per distinguere il Chianti storico da quello prodotto al di fuori del territorio delimitato nel 1716. Nel 2016 si è celebrato il trecentesimo anniversario dalla promulgazione del Bando di Cosimo III ed è stato annunciato l’avvio dell’iter per la candidatura del territorio del Chianti Classico a Patrimonio dell’Umanità UNESCO: nell’estate 2023 il “sistema delle ville – fattoria nel Chianti Classico” è stato inserito ufficialmente nella lista dei siti italiani candidati a patrimonio UNESCO.

    Le 3 tipologie di Chianti Classico

    Nel 2013 con l’approvazione dell’ultimo disciplinare da parte dell’assemblea dei soci del Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti, l’assetto della denominazione è stato modificato con l’introduzione della Gran Selezione, portando il numero delle tipologie da due, Annata e Riserva, a tre.

    In cima alla piramide di qualità c’è la Gran Selezione, che qualifica un vino prodotto da singola vigna o da selezione delle migliori uve aziendali , con invecchiamento minimo di 30 mesi, di cui 3 di affinamento in bottiglia, nonché caratteristiche chimiche e organolettiche di eccellenza. La Riserva, invece, può essere apposta su bottiglie di Chianti Classico con invecchiamento minimo di 24 mesi, di cui 3 di affinamento in bottiglia e caratteristiche chimiche e organolettiche maggiormente definite rispetto all’Annata, che sta alla base della piramide.

    Il marchio del Gallo Nero, che dal 2005 rappresenta l’intera denominazione Chianti Classico e che è stato oggetto di una rivisitazione grafica nel 2013, non si trova più in fascetta di stato ma è presente in maniera più visibile sulla bottiglia, rigorosamente bordolese, con una doppia possibilità di collocazione: in posizione frontale, sul collo, o in retro-etichetta.

    Le partite di vino Chianti Classico possono essere oggetto di commercializzazione solo se provviste del relativo giudizio di idoneità rilasciato dal competente organismo di controllo. Non può quindi più essere commercializzato vino sfuso ”atto a divenire”; anche in caso di assemblaggio di partite acquistate già certificate, la partita assemblata deve essere sottoposta a un nuovo giudizio di idoneità.

    Un marchio da leggenda

    Il marchio che da sempre distingue le bottiglie di Chianti Classico è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio. Nella storiografia di questo simbolo c’è anche una singolare leggenda ambientata in periodo medievale, quando le Repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra. Il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, pare fosse oggetto di dispute pressoché continue. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, secondo la leggenda fu adottato un bizzarro quanto singolare sistema. Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato il canto di un gallo.

    Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso in una piccola e buia stia a digiuno per così tanti giorni da indurlo in un forte stato di esasperazione. Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere. Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.

    Un po' di storia

    L'origine del nome Chianti non è certa: secondo alcune versioni potrebbe derivare dal termine latino clangor (rumore), a ricordare il rumore delle battute di caccia effettuate nelle foreste di cui era ricca la zona; secondo altre versioni il nome deriverebbe dall'etrusco clante, nome di famiglie etrusche diffuso nella zona, o sempre dall'etrusco clante (acqua) di cui la zona era, ed è, ricca.

    Il primo documento che contiene il più antico riferimento al Chianti, nella qualificazione di origine del suo vino, è del 1398. Il Chianti come vino è menzionato come tale, anche in una lettera del 1404 dal proprietario di Vignamaggio al mercante Datini. Un momento fondamentale per la storia di questo vino e anche del suo territorio è il 1716, anno in cui il Granduca di Toscana Cosimo III fissò in un bando i confini della zona di produzione del Chianti, area compresa tra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino, che già allora riscuoteva grande successo. All’inizio del XX secolo, quando la notorietà del vino Chianti aumentava di anno in anno e il territorio di produzione non riusciva più a soddisfare la crescente richiesta nazionale e internazionale, si iniziò a produrre vino al di fuori della zona del Chianti delimitata nel 1716, chiamandolo ugualmente “Chianti” o “vino prodotto all’uso del Chianti”. Nel 1984, il Chianti – e di conseguenza la zona di origine più antica, il Chianti Classico – ottiene la Docg (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.

    A conclusione di un iter legale durato 70 anni, con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996 il Chianti Classico diviene finalmente una Docg autonoma, con un disciplinare di produzione distinto da quello del vino Chianti. Da allora, Chianti e Chianti Classico sono due diverse denominazioni, con differenti disciplinari e zone di produzione. Inoltre, con una legge del 2010 è stato introdotto il divieto di produrre vino Chianti Docg all’interno del territorio di produzione del Chianti Classico Docg.

    Il Consorzio

    Il Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine è stato fondato nel 1924. Il simbolo scelto fin da subito è stato il Gallo Nero, storico emblema dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari nella sua “Allegoria del Chianti” sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Nel 1932, attraverso uno specifico decreto ministeriale, fu aggiunto il suffisso “Classico” per distinguere il Chianti prodotto nella zona di origine.

    Da allora, come già detto, il vino Chianti è quello prodotto al di fuori dell’area geografica chiamata “Chianti” (in diverse zone che si aggiungono spesso al nome: Chianti Rufina, Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Pisani), mentre il Chianti Classico è il vino prodotto nella zona di origine chiamata “Chianti”. Oggi il consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della Docg e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione.

    L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta a un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita, comprese le piattaforme e-commerce.

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